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17 Nov

Economia circolare: quali saranno le conseguenze sul mondo del lavoro?

Nel 2040 l’Europa, attraverso la transizione verso un’economia circolare, potrebbe apparire molto diversa da come è oggi. E tale transizione, relativa al (re)impiego efficiente di risorse, materiali e prodotti, potrebbe cambiare, in modo significativo, anche il mondo del lavoro.

 

A questo proposito ci soffermiamo oggi su un progetto di studio e su alcune note informative, pubblicate dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA), dedicate al all’ economia circolare e alle implicazioni per la salute e sicurezza sul lavoro (SSL). In queste note sono stati sviluppati quattro diversi scenari futuri per provare ad anticipare i cambiamenti e individuare i possibili rischi nel mondo del lavoro.

 

Ci soffermiamo in particolare sulla scheda (in lingua inglese) “The circular economy and safety and health: project overview and next steps” (Economia circolare, sicurezza e salute: panoramica del progetto e prossimi passi) che cerca, dunque, di anticipare gli effetti futuri dell’adozione di un’economia circolare nell’Unione europea.

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

  • Il progetto per anticipare i cambiamenti e ridurre gli infortuni
  • Lo studio prospettico sull’economia circolare
  • I quattro scenari possibili e il mondo del lavoro

 

Il progetto per anticipare i cambiamenti e ridurre gli infortuni

Il documento ricorda che da diversi anni l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro esamina gli sviluppi che potrebbero verificarsi in futuro in materia di SSL, ad esempio in relazione allo sviluppo di nuove tecnologie, nuovi modi di lavorare e cambiamenti sociali. Con questi studi l’Agenzia ha l’obiettivo di migliorare le strategie politiche in materia di prevenzione, la normativa e favorire la riduzione degli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

 

Cercando di anticipare i cambiamenti che potrebbero avere un impatto sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, i progetti hanno già affrontato vari temi, ad esempio con riferimento all’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Oggi ci soffermiamo su uno studio che si concentra sul tema dell’ economia circolare, con riferimento, dunque, al flusso circolare e al (ri)utilizzo efficiente di risorse, materiali e prodotti. Una economia in grado di prolungare la durata di vita dei prodotti e dei materiali, con una riduzione e riciclo/recupero dei rifiuti.

 

Lo studio prospettico sull’economia circolare

L’attuale studio di previsione, oggetto del documento che stiamo presentando, si concentra dunque sul tema dell’ economia circolare/circular economy (CE) con riferimento alla svolta politica dell’UE verso pratiche più sostenibili dal punto di vista ambientale. Economia circolare che sarà vantaggiosa per l’azione contro il cambiamento climatico, ma che avrà anche un impatto sui posti di lavoro e sulla SSL.

 

Lo studio mira a esplorare i diversi modi in cui il lavoro e i posti di lavoro futuri possono essere influenzati dagli sforzi per l’attuazione dell’economia circolare.

La prima fase del progetto si concentra sullo sviluppo di alcuni macroscenari e la seconda fase sulla diffusione e discussione degli scenari, ad esempio attraverso il dialogo con le parti interessate e attraverso workshop mirati.

 

In particolare sono stati identificati quattro diversi scenari possibili nel 2040 e per ogni scenario sono descritti gli effetti sulle condizioni di lavoro e sulla qualità del lavoro.

 

I quattro scenari non devono essere interpretati come una sorta di previsione su ciò che il futuro potrebbe riservarci o meno, ma sono stati concepiti come uno strumento per:

  • incoraggiare il dialogo e la riflessione sulle possibilità future
  • informare i processi decisionali odierni
  • consentire una politica più orientata al futuro
  • rendere il lavoro di domani più sano e più sicuro.

 

I quattro scenari possibili e il mondo del lavoro

Veniamo finalmente ai quattro possibili scenari del 2040:

  • Scenario 1: le condizioni di lavoro in tutti i settori sono significativamente migliori rispetto a vent’anni fa, l’inquinamento è stato ridotto al minimo, le imprese scoprono che conservare un impatto ridotto fa bene al bilancio. La fiducia del pubblico nei responsabili politici e nei leader nazionali ed europei è più grande che mai. Attuare una sostenibilità seria e realizzare i principi di “ridurre, riutilizzare, riciclare” richiede uno sforzo organizzativo e collaborativo, così come mantenere i lavoratori al sicuro in un ambiente di lavoro multiforme con una miriade di piattaforme e forme di impiego. Ma una differenza chiave dalla situazione nel 2020 è un palpabile senso di ottimismo: con così tante sfide affrontate con successo, il futuro non può che essere luminoso.
  • Scenario 2: all’inizio del 2020 il riscaldamento del clima, gli eventi meteorologici estremi e la perdita di habitat sono al centro dell’attenzione pubblica. È aumentato l’interesse e la consapevolezza dei problemi ecologici che hanno portato a un’impennata nella regolamentazione ambientale e nelle pratiche industriali ecologiche. Ma, con la maggior parte dei finanziamenti spesi in infrastrutture di energia rinnovabile e iniziative di economia circolare, gli aspetti sociali sono passati in secondo piano. Infrastrutture e servizi sociali, diritti sociali, inclusione e qualità del lavoro sono diminuiti per molti.
  • Scenario 3: recessioni, tagli alla spesa pubblica, crisi ambientali e aumento della disoccupazione: i titoli dei giornali nel 2040 sono una lettura cupa. Nel mondo degli affari, ognuno è opera per se stesso, contano solo competitività e profitti. Le nuove tecnologie, la razionalizzazione e la digitalizzazione creano un bacino sempre più grande di lavoratori che non hanno le qualifiche necessarie per farcela in questa nuova ma spietata economia. L’ economia circolare rimane un sogno lontano, e la transizione che tutti hanno vissuto non è stata né verde né giusta.
  • Scenario 4: sia per i politici che per l’opinione pubblica, un’economia sicura e in crescita è stata la preoccupazione principale degli ultimi due decenni. L’ambiente è passato in secondo piano, ma non ovunque. Le regioni europee più ricche potevano permettersi di esternalizzare i rifiuti e l’inquinamento in altre regioni del mondo o negli Stati membri dell’UE più poveri e ora vantano delle economie circolari localizzate, ma i problemi sono semplicemente delocalizzati. Anche l’inclusione sociale è stata trascurata. Con buoni posti di lavoro disponibili solo per una minoranza di individui ben formati e altamente qualificati, un numero crescente di lavoratori è spinto verso un lavoro non regolamentato, sottopagato e sempre più precario.

 

 

I quattro scenari mostrano che in Europa i potenziali percorsi per l’economia circolare e i loro effetti sulle condizioni di lavoro possono ampiamente variare, con una serie altrettanto ampia di implicazioni per la salute e sicurezza sul lavoro.