Quali sono i rischi per la salute e la sicurezza nelle attività in telelavoro?

L’improvviso aumento delle attività in telelavoro da casa, dovuto alla diffusione del virus SARS-CoV-2, ha portato i lavoratori non solo ad affrontare nuovi rischi connessi ai possibili disturbi muscolo-scheletrici (DMS), ma anche problemi correlati allo stress e al benessere mentale.

 

Per parlare di questi problemi e in concomitanza con la campagna 2020-2022 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!”, l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) ha recentemente pubblicato una relazione dal titolo “Teleworking during the COVID-19 pandemic: risks and prevention strategies” (Il telelavoro durante la pandemia di COVID-19: strategie di rischio e prevenzione), a cura di Andrea Broughton (Director, Ecorys) e Mario Battaglini (Research Manager, Ecorys).

 

La relazione esamina i rischi, i benefici e i problemi legati al telelavoro, anche con riferimento ai vari regolamenti dell’Unione Europea per la tutela dei lavoratori. Evidenzia l’importanza della valutazione dei rischi e presenta, inoltre, esempi di buone pratiche di telelavoro, adottate in diversi ambiti lavorativi e paesi durante l’emergenza COVID-19.

 

 

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

Come cambia il mondo del lavoro: lavoro a distanza e flessibilità

La relazione dell’Agenzia europea, disponibile solo ad oggi in lingua inglese, ricorda che in realtà il telelavoro fa parte del mondo del lavoro ormai da diversi decenni, anche perché i lavori esterni alla sede di un’azienda sono stati resi sempre più accessibili dai progressi della tecnologia.

 

Al di là delle motivazioni che hanno portato, anche prima della pandemia, ad un incremento del telelavoro, si sottolinea che questa modalità di lavoro presenta non solo vantaggi, ma anche potenziali rischi sia per le organizzazioni che per i lavoratori. Ad esempio in termini di possibili effetti negativi sulla produttività e di potenziali effetti sulla salute e sul benessere fisico e mentale dei lavoratori.

 

Chiaramente la pandemia legata al nuovo coronavirus e le varie misure di sanità pubblica attuate hanno costituito un elemento chiave per l’aumento del telelavoro.

Il documento segnala che il numero di persone che lavorano da remoto è aumentato in modo massiccio quasi da un giorno all’altro a seguito dell’indicazione dei vari Governi nazionali nella UE di lavorare da casa, laddove possibile, per cercare di contenere la diffusione del virus.

 

Questo cambiamento è stato impegnativo per molte organizzazioni e specialmente per quelle che hanno dovuto garantire, in tempi brevi, che i dipendenti avessero accesso all’infrastruttura tecnologica per consentire loro di lavorare in remoto.

 

Tuttavia – continua il documento – tutto quello che le aziende hanno imparato, in materia di salute e sicurezza, durante questa fase, sarà utile anche oltre l’emergenza COVID-19.

Ed è chiaro che l’emergenza avrà, comunque, tra i suoi effetti duraturi anche una maggiore incidenza del lavoro a distanza e una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro.

 

Telelavoro: salute fisica, salute mentale e benessere

La relazione si sofferma poi sulla gestione della salute e sicurezza lavorativa (SSL), una gestione molto importante perchè si ricorda come salute e sicurezza, nelle attività di lavoro a distanza, non possano essere monitorate quotidianamente come avviene per chi opera negli uffici o nei luoghi di lavoro dell’azienda.

 

Inoltre nel telelavoro la relazione tra salute fisica, salute mentale e benessere è complessa, anche in relazione alla visione crescente dell’esistenza di un’interrelazione tra disturbi muscolo-scheletrici (DMS) e fattori organizzativi e psicosociali sul lavoro.

 

Ad esempio – indica il documento – laddove ci sia un’intensificazione del lavoro derivante da una cattiva organizzazione del lavoro, questo potrebbe portare a difficoltà fisiche, con conseguenti disturbi muscoloscheletrici, e a stress psicologico, con conseguenti rischi psicosociali. In questo senso ogni intervento di prevenzione dei rischi dovrebbe basarsi su considerazioni sia psicosociali che biomeccaniche per ideare “interventi olistici e integrati” (Roquelaure, 2018).

 

E come ricordato anche in molti nostri articoli il “benessere” può fungere da collegamento tra la salute fisica e mentale. Il benessere psicofisico può favorire la salute direttamente e indirettamente e deve diventare parte integrante della prevenzione delle malattie e della promozione della salute.

 

Il documento ricorda poi che benchè il lavoro sia generalmente considerato un fattore positivo in termini di salute, in realtà potrebbe non essere così: le condizioni muscoloscheletriche e la salute mentale sono tra le principali cause di disabilità in Europa.

Di fronte ad una popolazione che invecchia, come ricordato anche nella campagna europea sull’invecchiamento della forza lavoro, e ad un posto di lavoro sempre più frenetico rischiano di aumentare la prevalenza e l’impatto di questi fattori, problemi muscoloscheletrici e mentali, nella vita dei lavoratori.

 

Telelavoro: disturbi muscoloscheletrici e rischi psicosociali

Il documento segnala, in particolare, che i disturbi muscoloscheletrici rappresentano quasi il 60% dei problemi di salute correlati al lavoro e sono quindi la malattia professionale più comune nell’Unione Europea.

 

Una ricerca dell’EU-OSHA del 2020 si è occupata dei disturbi muscoloscheletrici segnalando che resta ancora molto da fare nel campo della valutazione del rischio. Si è rilevato che i problemi maggiori riguardo alle valutazioni riguardano le piccole e medie imprese (PMI) anche se anche per le organizzazioni più grandi ci sono margini di miglioramento.

Si è poi rilevato, tra le altre cose riportate nella ricerca, che spesso queste valutazioni del rischio tendono a dare poca considerazione al tema della diversità, ad esempio con riferimento a genere ed età.

 

Riguardo poi alla salute mentale si segnala che i principali fattori di rischio sono relativi allo stress lavoro correlato, ai carichi mentali pesanti, alla mancanza di autonomia decisionale, alla mancanza di supporto da parte dei superiori, alla mancanza di supporto da parte dei colleghi e di riconoscimento per il lavoro svolto.

 

Alcuni studi, ad esempio un rapporto sui rischi psicosociali in Europa (Eurofound e EU-OSHA, 2014), indicano che circa un quarto dei lavoratori è soggetto a stress durante tutto o la maggior parte delle ore di lavoro. E una proporzione simile di lavoratori afferma che il loro lavoro ha un impatto negativo sulla loro salute.

 

Infine una serie di studi ha rilevato che esiste anche una forte tendenza a sottostimare sia i disturbi muscolo-scheletrici sia i rischi psicosociali, sottostima che può dipendere da diversi fattori, come la mancanza di consapevolezza dei rischi, la difficoltà nell’affrontare le complesse procedure amministrative di segnalazione o la paura di perdita del lavoro se si segnalano problemi.

 

Concludiamo ricordando che il documento, che attualmente è solo in lingua inglese, si sofferma anche sulle conseguenze dell’emergenza COVID-19 sul telelavoro, sul futuro post-pandemico e sul diritto alla disconnessione.