Sicurezza sul lavoro: i punti di riflessione sul decreto legislativo 81
In occasione del Workers’ Memorial Day 2018 si è tenuto il 27 aprile di Milano, l’incontro “A dieci anni dal dlgs 81/08: bilanci e prospettive in una nuova etica del lavoro”. Nato per proporre una riflessione, sulla genesi del decreto e sulle sue ricadute, l’incontro ha permesso anche di affrontare le criticità passate e presenti della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
I punti di riflessioni sul D.Lgs. 81/2008
A ripercorrere alcune di queste criticità e a proporre alcune soluzioni è un intervento dal titolo “A dieci anni dal dlgs 81/08” e a cura di Battista Magna (Regione Lombardia), un intervento che sottolinea, tra i punti di riflessione sul decreto, che nei confronti della norma, non sempre ci sono stati “comportamenti omogenei da parte delle Regioni, con difformità di interpretazioni”.
Tuttavia da poco più di un anno la Regione Lombardia “ha assunto il coordinamento del Gruppo Tecnico Interregionale tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori: l’impegno è di rendere univoci ed omogenei i comportamenti delle Regioni anche di fronte al Decreto 81”. E c’è l’impegno anche “nel rendere omogenee tra le Regioni la modalità di programmazione degli interventi di prevenzione”. Questi sono alcuni strumenti unificanti:
- “i Piani Regionali di Prevenzione che recepiscono le indicazioni del Piano Nazionale”;
- il Sistema informativo che, seppur ancora incompleto, “mette a disposizione delle Regioni e delle ASL informazioni utili alla scelta delle priorità di intervento (arrivando fino alla selezione di singole aziende) e al monitoraggio dell’efficacia degli interventi effettuati dai servizi PSAL (dimostrata da un recente studio di Regione Lombardia)”. Anche se “purtroppo si sta prospettando la possibilità a livello nazionale, di non rendere più disponibili per Regioni e ASL queste informazioni”.
La semplificazione e la valutazione dei rischi
Il relatore si sofferma anche sulla “necessità di semplificazione di alcune parti del decreto 81, soprattutto per le piccole aziende, che anche in Lombardia costituiscono la maggioranza delle imprese (il 93% delle imprese ha meno di 10 dipendenti)”.
Inoltre alcuni articoli del D.Lgs. andrebbero valorizzati sempre di più:
- “Articolo 28: valutazione dei rischi;
- Articolo 7: Comitati regionali di coordinamento”.
E riguardo alla valutazione dei rischi bisogna comprendere anche quelli connessi alla:
- “differenza di genere;
- all’età;
- alla provenienza da altri paesi;
- alla specifica tipologia contrattuale”.
Comitati regionali di coordinamento
L’articolo 7 (comitati regionali di coordinamento) in Regione Lombardia è “ben valorizzato”.
In linea con lo spirito del decreto 81 “la tutela della salute dei lavoratori è condivisa dai diversi soggetti: istituzioni, associazioni datoriali, associazioni lavoratori”.
Due sono i momenti di condivisione:
- Cabina di regia;
- Comitato regionale di coordinamento.
Tale comitato lavora anche attraverso tavoli tecnici: laboratori di approfondimento (agricoltura, costruzioni, tumori, etc) e nel periodo 2011-2017 la cabina di regia ha validato 30 documenti prodotti dai laboratori “che hanno costituito allegati tecnici di altrettanti decreti della Direzione Generale Welfare”
Inoltre si indica che nel febbraio 2018 “le ATS hanno presentato la programmazione condivisa con i rispettivi Comitati”. E in “tutte le presentazioni, oltre all’indicazione dei settori a rischio, compaiono alcuni elementi unificanti:
- importanza del coinvolgimento di RLS e RLST negli interventi di prevenzione (esempio Casa RLS a Milano);
- importanza di una formazione per i lavoratori, di qualità e legale (esempio ex ASL Milano, da tempo molto attiva nel fare emergere situazioni di gravi inadempienze ed illegali)”.
Obiettivi e infortuni sul lavoro
Si indica che la pianificazione regionale persegue “l’obiettivo primario di ridurre gli infortuni e le malattie professionali, monitorando il tasso di incidenza degli infortuni in occasione di lavoro, gli infortuni mortali inseriti nel registro regionale, l’emersione delle malattie professionali con la collaborazione di molti dei sanitari coinvolti: medici competenti, medici specialisti, medici del lavoro UOML, medici di base Infortuni sul lavoro”.
In particolare si rileva che “i tassi di incidenza degli infortuni sono in decremento: si passa dai 34 infortuni ogni 1000 occupati nel 2008 ai 20 infortuni ogni 1000 occupati nel 2017, valori che tengono conto del ricorso alla cassa integrazione e delle quote di ore di cassa integrazione effettivamente utilizzate”.
Tuttavia gli infortuni mortali, inseriti nel registro regionale, “hanno subito un decremento nel periodo 2012-2016, ma purtroppo si assiste ad una controtendenza 2016 verso 2017, con un incremento importante, peraltro con riferimento ad eventi infortunistici con più vittime nei primi mesi 2018”.
E da parte della Regione è necessario “potenziare quanto già programmato anche in vista della nuova pianificazione al termine dell’attuale Piano Regionale di Prevenzione (PRP):
- “aumento delle risorse dei Servizi PSAL delle ATS (articolo 13 comma 6 del D.Lgs. 81);
- Potenziamento delle attività di prevenzione delle ATS attraverso i Piani Mirati di Prevenzione;
- partecipazione e sottoscrizione del protocollo di intesa per potenziare la sicurezza sul lavoro in ambiti particolarmente a rischio (Prefettura di Milano 20 aprile 2018)”.
In conclusione viene rilevato un nodo centrale, la “cultura della prevenzione da estendere a tutti i cittadini”, con due esempi:
- coinvolgimento degli “amministratori di condominio” per prevenire infortuni anche mortali in cantieri ‘non visibili’ di ristrutturazione (progetto di varie ATS);
- inserimento della sicurezza nei curricula scolastici e ruolo nella alternanza scuola-lavoro per migliorare la consapevolezza dei rischi lavorativi e le competenze di come prevenirli”.