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07 Mag

Inail: quanto sono diffuse le malattie della pelle nel mondo del lavoro?

Sulle malattie della pelle in ambito lavorativo c’è ancora una “scarsa consapevolezza delle cause e dei fattori di rischio”. E per questo motivo a livello europeo, oltre a iniziative di carattere legislativo – ad esempio direttive e regolamenti (come i regolamenti REACH e CLP) – si sono promosse campagne promozionali attraverso il finanziamento del programma quadro Horizon 2020: “il network StanDerm (Sviluppo e attuazione degli standard europei sulla prevenzione delle malattie professionali della pelle)” ha contribuito alla “diffusione di informazioni, allo scambio di buone pratiche ed al lancio di campagne semestrali di sensibilizzazione gestite dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu Osha)”.

Tra l’altro EU-OSHA ha messo in evidenza che “per le malattie della pelle di origine professionale non esiste una definizione univoca tra i vari paesi. Oltre alle dermatosi che dipendono esclusivamente dall’attività lavorativa, talvolta sono infatti considerate professionali dermatosi che derivano da condizioni cutanee preesistenti, attivate o aggravate dall’ambiente o dalle sostanze usate (o presenti) sul luogo di lavoro”.

E “per questo tipo di patologie, più che per altre, ci sono problemi di sottostima e di confronti dovuti a vari fattori:

  • i criteri usati per riconoscere le malattie professionali variano da paese a paese;
  • i lavoratori non sempre sanno che le loro dermatiti possono essere malattie professionali e quindi non ne attribuiscono la causa alla professione svolta;
  • alcune patologie cutanee si manifestano quando i lavoratori interessati si sono ritirati dal lavoro ed il legame con la professione non è più evidente”.

 

A ricordare in questo modo l’importanza di una maggiore consapevolezza sulle malattie della pelle in ambito professionale e a fornire diversi dati sull’associazione malattia/lavoro è un nuovo documento elaborato dal sistema di sorveglianza delle malattie professionali Malprof.

 

 

Il documento, dal titolo “Malattie della pelle: analisi per comparti economici e professioni dei lavoratori – Scheda 7” – a cura di A. Leva, G. Campo, R. Vallerotonda e A. Papale (Inail, Dimeila), M.T. Marrapodi (ASP Cosenza) e A. Mombelloni (Ausl Valle d’Aosta) – segue una serie di schede sul tema delle malattie professionali che il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail ha recentemente pubblicato:

  • “ Le malattie professionali dell’apparato respiratorio – Scheda 5”;
  • “ Le malattie professionali nel settore agricoltura – Scheda 6”.

 

L’articolo di presentazione della scheda si sofferma sui seguenti argomenti:

  • MalProf: le malattie della pelle nel mondo del lavoro
  • MalProf: le malattie della pelle provocate da agenti biologici
  • MalProf: la diffusione delle malattie della pelle in Europa e in Italia

    MalProf: le malattie della pelle nel mondo del lavoro

    La scheda ricorda che le malattie della pelle in cui l’attività lavorativa svolge un ruolo causale “risultano di particolare interesse a causa degli effetti sulla salute e del loro costo economico e sociale”.

     

    In particolare si ricorda che il contatto con alcune sostanze chimiche può causare, ad esempio, la dermatite da contatto, “una reazione infiammatoria caratterizzata da arrossamento della pelle, piccole vescicole, prurito e desquamazione”, che può essere:

    • di tipo irritativo (DIC) quando le dermatiti sono “dovute all’effetto irritante sulla pelle delle sostanze”;
    • di tipo allergico (DAC) quando le dermatiti sono “determinate dall’attivazione di un meccanismo immunitario”.

    Altre forme particolari sono poi “la dermatite da contatto aerotrasmessa, indotta da sostanze presenti nell’ambiente e trasportate per via aerea, e la fotodermatite da contatto indotta dalla luce solare o artificiale con il concorso di sostanze chimiche”.

     

    Un’altra malattia della pelle è l’orticaria da contatto che è, invece, una “reazione caratterizzata da arrossamento, prurito e pomfi a comparsa immediata. Anche alcune forme di acne possono essere di origine professionale causate principalmente dall’esposizione a oli e grassi industriali, catrame e idrocarburi”.

    Inoltre – continua la scheda – “il contatto con alcune sostanze quali l’arsenico e suoi composti, l’arseniuro di gallio, il catrame di carbone e la pece, il benzo(a)pirene, la fuliggine e il catrame di carbon fossile, può causare tumori della pelle o condizioni che possono portare a questi tumori”.

     

    Si sottolinea poi che tra i fattori di rischio fisici che possono provocare malattie della pelle troviamo le “radiazioni ionizzanti, come i raggi X, la cui prolungata esposizione a piccole dosi può causare la radiodermite cronica caratterizzata da pelle secca, sottile, con aree di desquamazione, fissurazioni e caduta dei peli. Successivamente, anche dopo 20 – 30 anni, possono insorgere tumori della pelle (epitelioma spinocellulare ed epitelioma basocellulare)”.

    E l’esposizione lavorativa a radiazioni ultraviolette (UV) “è tra i principali fattori di rischio fisico per la pelle. Sono esposti alle UV naturali (luce solare) i lavoratori all’aria aperta e sono esposti alle UV artificiali i lavoratori addetti alla saldatura, uso di lampade UV in medicina e nell’industria, ecc. L’esposizione cronica a UV può causare invecchiamento precoce della pelle (fotoinvecchiamento), sviluppo di pelle ruvida e squamosa (cheratosi solare) e tumori della pelle (epitelioma spinocellulare e meno frequentemente epitelioma basocellulare)”.

    Tuttavia non è stato ancora ben stabilito “se le esposizioni professionali a UV abbiano qualcosa a che fare con lo sviluppo del melanoma: i risultati degli studi sono discordanti”.

     

    MalProf: le malattie della pelle provocate da agenti biologici

    Il documento ricorda che anche diversi agenti biologici – “con cui si può venire in contatto durante alcune attività lavorative, quali attività agricole, zootecniche e sanitarie” – possono causare malattie della pelle.

     

    Ad esempio tra le infezioni batteriche ci sono “piodermiti, erisipela, tubercolosi cutanea”.

    Mentre tra quelle da funghi si trovano “la candidosi alle mani in soggetti che lavorano tenendo le mani all’umido e le dermatofitosi (tinea corporis, pedis, manuum) da contagio diretto e indiretto da animali o da altri esseri umani (malattia professionale di contadini, allevatori di bestiame, veterinari, personale sanitario)”.

     

    Inoltre anche “alcune infestazioni da parassiti che interessano la pelle e il cuoio capelluto possono essere di origine professionale, è il caso della scabbia o della pediculosi che possono essere trasmesse per contatto diretto ad esempio tra pazienti infetti o portatori e operatori sanitari”.

     

    Si ricorda che dal punto di vista assicurativo, “le infezioni della pelle vengono considerate tra le cosiddette malattie-infortunio e vengono annoverate tra gli infortuni sul lavoro”.

     

    MalProf: la diffusione delle malattie della pelle in Europa e in Italia

    Il documento riporta poi molti dati sulla diffusione delle malattie della pelle nel mondo del lavoro e sottolinea che, per i fattori riportati in premessa d’articolo, “la forbice che rappresenta il fenomeno a livello europeo è molto ampia”.

    In particolare si stima che le malattie della pelle “siano tra il 10% ed il 40% delle malattie professionali riconosciute”.

     

    Tuttavia in Italia la banca dati del sistema di sorveglianza Malprof stima che alle malattie della pelle sono connessi solo “il 2,2% del totale dei periodi lavorativi associati all’insorgenza di patologie professionali (periodi segnalati). I melanomi e gli altri tumori della cute, pur esprimendo una percentuale bassa delle patologie cutanee professionali (meno del 10%, secondo gli archivi Malprof), producono la totalità delle morti dovute a malattie della pelle”.

     

    Riprendiamo dalla scheda un grafico che rappresenta la suddivisione delle malattie professionali della pelle per tipo di patologia (anni di certificazione 1999 – 2019):

     

     

    La scheda indica che riguardo alle malattie della pelle si riscontra un trend discendente: “dal 5% dei primi anni 2000, le malattie della pelle sono passate a costituire l’1% delle patologie lavoro-correlate” (1,3% del totale dei casi ‘accertati positivi’ del quinquennio 2015 – 2019). E la “stragrande maggioranza delle malattie professionali della pelle è costituita dalle dermatiti da contatto e da altri eczemi”.

     

    Si indica, infine, che le lavoratrici “sembrano essere le più colpite: tra le donne, complessivamente il 4% dei periodi lavorativi segnalati è connesso a malattie cutanee o sottocutanee; questa quota cresce al 26% se si considerano le lavoratrici giovani, mentre per coloro le quali hanno oltre 35 anni di età è pari al 2%”. Per gli uomini “le analoghe percentuali sono molto più basse: rispettivamente 2% per il complesso, 9% per i giovani e 1% per gli over 35”.

     

    Concludiamo segnalando che la scheda si sofferma anche sull’associazione tra malattie della pelle ed attività lavorativa realizzata con il sistema Malprof e attraverso l’uso del PRR (proportional reporting ratio).